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I grandi banchetti

Quando Isabella D’Este aveva bisogno di allestire un #banchetto importante, faceva venire da Ferrara il suo cuoco di fiducia Cristoforo di Messisbugo che leggenda vuole inventore della #tortadellerose in suo onore. Uno dei banchetti più importanti alla Corte dei Gonzaga fu allestito a Palazzo Te in occasione dell'arrivo a Mantova nel 1530 dell'imperatore Carlo V e del suo seguito, parteciparono circa settecento invitati e se ne parlò per anni in tutte le corti d'Europa. Il Messisbugo impartì regole precise anche sul come dovesse essere apparecchiata la tavola, vennero serviti innumerevoli servizi di credenza e di cucina, offerti musiche e spettacoli negli intervalli, sfoggiate tovaglie preziose e argenteria. Mentre gli altri commensali banchettavano nell’imponente Sala dei Cavalli, Carlo V si ritirò nell’adiacente Camera di Amore e Psiche, servito dallo stesso Federico II Gonzaga che poco dopo la visita dell’Imperatore fu premiato dallo stesso con il titolo di Primo Duca di Mantova. 

Con Isabella d’Este prima e Vincenzo I dopo, il fasto della tavola raggiunse splendori mai visti prima per presentazione ed elaborazione dei cibi. Per i banchetti di Vincenzo si allevavano anche nel Mincio diversi tipi di #pesci d'acqua dolce, tra cui il luccio, il preferito dal principe. Nel 1662 Bartolomeo Stefani, in servizio come capocuoco presso il ducato di Mantova, pubblicò in città il volume di cucina 'L'Arte di Ben Cucinare', il primo a offrire una sezione dedicata al cibo ordinario. Il libro descrive uno dei tre banchetti offerti da Carlo II Gonzaga Nevers per la regina Cristina di Svezia alla vigilia di Natale del 1655, con il dettaglio delle impostazioni di cibo e tavola per ogni ospite, tra cui un coltello, una forchetta, un cucchiaio, un bicchiere, un piatto, al posto delle ciotole, e un tovagliolo. Pare che il cuoco, in onore della regina, avesse creato la torta di tagliatelle, presente ancora oggi nelle pasticcerie della città, al fine di celebrare i suoi capelli paragonati proprio alle tagliatelle. Componevano le diverse portate di credenza e di cucina: pasticci di carni varie, condite con succo abbondante di arancia e cedri, cacciagione arrosto e allo spiedo, spesso ripiena di altri piccoli animali, carni fredde e in gelatina, pesci di tutti i tipi cotti in vario modo, cui facevano cornice frutti nostrani ed esotici, salse saporite e piccanti, a volte profumate di fiori di gelsomino o limone, gelatine di carne e di frutta, torte, biscotti e confetti di cui lo Stefani fornisce ricette sempre precise e ben dosate. Tuttavia da bravo economo quale presumeva di essere, non esitava suggerire ricette di polpette e polpettoni del giorno dopo, al fine di riciclare gli avanzi delle carni che erano sempre abbondanti.  

Il fasto della cucina gonzaghesca seguì di pari passo il declino della famiglia. La storia della casata dei Gonzaga e dei loro splendori, manifestatisi anche nella raffinatezza della loro cucina, finì travolta dalla guerra per il Monferrato alla fine del Seicento, per smembrarsi nel secolo successivo. Dell’antica cucina dei Gonzaga restano i sapori a riportarci lontano nel passato, i sapori delle spezie quali cannella, noce moscata, chiodi di garofano, presenti anche oggi in molte preparazioni. E ancora la cottura prolungata delle carni che si fa per ricette della tradizione quali lo stufato, il cappone e la faraona, l’uso frequente di cacciagione soprattutto fagiano, lepre, la presenza di pesci d’acqua dolce con cui si cucinano anche ottimi risotti e pasticci, di rane, fritte e in frittata. Infine ricordiamo il melone, utilizzato in ricette antiche ma anche in preparazioni nuove come il risotto al melone e la zucca detta, 'cappello da prete' per la sua forma. Non mancano poi torte come quella antica di tagliatelle dolci, quella detta 'bocca di Dama', quella a base di mandorle, strutto e uova e liquore dolce, detta la 'sbrisolona', o la splendida torta di visciole. 

Fonte: https://mincioedintorni.com/enogastronomia/la-cucina-dei-gonzaga/

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