Giuseppe #Gorni
(Quistello 1894 - Domodossola 1975)
Nacque a Santa Lucia, frazione di Quistello nel
Mantovano, il 27 marzo 1894. Frequentò le scuole elementari a Quistello e le
scuole tecniche a Padova. Proseguì quindi gli studi a Bologna, dove frequentò
l'istituto tecnico Pier Crescenzi fino al 1913 e si iscrisse poi alla facoltà
veterinaria presso la locale Università.
Allo scoppio della prima guerra
mondiale Gorni fu chiamato alle armi e il 3 giugno 1916, catturato sul monte
Cencio con il 1° reggimento granatieri a cui era stato aggregato, venne
internato prima nel campo di Duna-Szerdahely poi in quello di Hajmasker, in
Ungheria. Durante la prigionia iniziò a dedicarsi alla pittura e alla scultura:
Nella
lontananza, nella solitudine, nel dolore nacquero tutti i miei disegni di
prigionia.
(Brevi note sulla mia vita, in L'opera di G. G., p.
15)
Se le opere scultore sono andate completamente
distrutte, sopravvive di quegli anni un certo numero di taccuini in cui Gorni
annotava a penna e a matita le immagini che lo colpivano.
A Hajmasker conobbe
Massimo Campigli, anch'egli prigioniero, il quale fu il primo estimatore del
Gorni. Dopo il rientro dalla prigionia, nel 1919, Margherita Sarfatti scrisse
un articolo corredato da numerose illustrazioni, in cui lo giudicava un
precursore dell'avanguardia artistica del dopoguerra.
Riprese gli studi e si
diplomò nel 1922 all'Accademia di belle arti di Bologna, come privatista.
Decise quindi di intraprendere due viaggi, scegliendo come meta Firenze e
Monaco di Baviera per visitare le gallerie d'arte. Ritornato a Quistello, vi
fondò una scuola tecnica di cui fu all'inizio vicedirettore e insegnante di
disegno; ma ne venne presto allontanato per motivi politici. Nel 1923 soggiorna
a Parigi e al ritorno partecipa alle più significative manifestazioni
artistiche dell’avanguardia mantovana, ricevendo solo critiche negative. Si
interessa alla xilografia, all’acquaforte, alla puntasecca e a varie altre
tecniche incisorie. Si dedica anche alla decorazione murale con grandi
composizioni a graffito e a intonaci colorati.
Nel 1920 si sposa con Milia da
cui avrà due figli, Salve e Ave. Nel maggio del 1940, all’entrata dell’Italia
in guerra, viene nuovamente chiamato alle armi con il grado di maggiore di
fanteria.
Dal fronte francese viene inviato a quello jugoslavo e quindi a
quello russo, dove rimane dal 9 luglio 1941 all’1 maggio 1943. Ritornato a casa
dopo la tragica ritirata dell’esercito italiano, ricercato dai fascisti, fugge
in Svizzera dove viene internato in un campo militare dal 25 settembre 1943
fino al 3 luglio 1945. In Svizzera modella le prime sculture a incavo, a pieni
e vuoti, esponendole in una mostra organizzata dagli internati italiani.
Ritornato in Italia viene acclamato sindaco a Quistello e torna anche a
dirigire la scuola che aveva fondato. Nel 1953 si trasferisce con la famiglia a
Cinisello Balsamo con l’incarico di istituire e dirigere l’Ufficio Tecnico del
Comune. Nel 1962 abbandona il proprio lavoro e riprende a disegnare e
modellare. Nel 1965 la Galleria Gianferrari di Milano allestisce una sua mostra
personale curata da Mario De Micheli; a Firenze Carlo Ludovico Ragghianti gli
dedica una sala all’interno della mostra Arte in Italia 1915-1935. Ciò
risveglia l’interesse della critica che lo riconosce tra le presenze
significative dell’arte italiana.
Il Premio Suzzara, di cui Gorni era stato uno
dei primi sostenitori e che lo aveva visto varie volte tra i premiati, nel 1968
gli dedica un’ampia rassegna antologica che riassume i momenti più
significativi della sua produzione dal 1916 al 1966. Nel 1972 si tiene un’importante
mostra antologica alla Casa del Mantegna di Mantova e un’altra, nel maggio
1975, a Milano al Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi.
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